
Ha conosciuto la guerra, le Dolomiti e il Monte Rosa. Porta nel cuore il Rifugio Coda e continua a ripetere che «no, non mi sono mai fermata» di Luca Calzolari C i sono storie che meritano di essere raccontate e fermate su carta. La storia di Maria Reggio è una di quelle. Ebbene, Maria è la dimostrazione vivente che è tutto vero.
Originari di Cotignola, un piccolo borgo di Romagna, da dove erano partiti, come Capitani di Ventura. Ma veniamo a Lei, bellissima naturalmente, scaltra e falsa, amava riposarsi nella rocca di Brisighella, la più piccola e la più intima, di quelle sue. Ogni crepuscolo ne sceglieva uno diverso, nobile oppure contadino, ci giocava e al mane, pluf nel pozzo a rasoio. Non è che in giro la avvenimento non la si sapesse già allora, ma non le si poteva contrastare. Forse è un poco, pure la storia mia. Pensava il Valentino, di aver la chiave di volta per vincere quella donna fascinosa e combattivo. Che fu lei a portarsi a letto lui, e si dice adesso sempre in Romagna, che per allungato tempo, non fu in grado di montare a cavallo. Caterina Sforza. Affinché ne amava uno diverso ogni barbarie, poi lui esausto si sedeva su quella seggiola che sorridendo Lei indicava.